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  • NameSergio Giangregorio
  • AddressRoma, Italy
  • ProfessionFunzionario pubblico
  • Phone(+39) 335 1516197
  • Emailinfo@sergiogiangregorio.it
  • Websitewww.sergiogiangregorio.it

Sergio Giangregorio (26 settembre 1959).

 

Biografia

Laureato in Scienze Politiche e perfezionato presso l'Università degli Studi di Roma Tre in "Modelli speculativi e ricerche educative nell'interazione multimediale" I e II, analista di intelligence svolge attività di studio sui fattori di rischio che portano all’instabilità politica nelle cosiddette aree critiche e sui profili evolutivi delle ipotetiche minacce terroristiche e criminali.

 

Docente universitario in materie investigative, con specifico expertise sulla sicurezza in aree urbane, sulle tecniche di intelligence e di peacekeeping, esperto di comunicazione in situazioni estreme. Professore a contratto presso l'Università di Perugia - Facoltà di Scienze della Formazione - Corso di Laurea in Scienze per l'Investigazione e la Sicurezza,nel Master di I livello "Security Languages".

 

Giornalista investigativo, dirige il mensile scientifico online “Convincere.eu“. Impegnato in ricerche per la realizzazione dei processi di pace ha viaggiato a lungo nelle aree di conflitto pubblicando numerosi saggi sull’argomento, collaborando alle missioni di Start-Up dove disagio sociale, insicurezza e povertà, tendono a spingere le popolazioni locali verso derive antidemocratiche.

 

Funzionario del Ministero dell’Interno,attualmente in forza presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Servizio contrasto al crimine, tutela dell’ordine e della Sicurezza Pubblica. E’ Formatore e Docente in comunicazione istituzionale presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno.

 

Ha firmato numerosi reportages coprendo negli ultimi anni tutti i teatri di guerra dai Balcani al vicino Oriente, sul fronte europeo ha seguito con attenzione la rivolta parigina delle banlieues.

 

E’ Vice Presidente vicario della “Confederazione Europea di Unita' dei Quadri“. E’ componente esterno come Esperto dell’Osservatorio Socio economico sulla criminalità del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).

 

E’ componente del tavolo settoriale del PON - SICUREZZA (Programma Operativo per la sicurezza del Mezzogiorno d’Italia) relativo ai fondi strutturali Europei. E’ Presidente del CEOS (Centro Europeo Orientamento e studi) Ente morale di diritto privato per la difesa dei diritti civili e la protezione internazionale dei diritti umani, con particolare attenzione alle minoranze etniche ed alle categorie socialmente svantaggiate.

 

Come ghost writer di noti personaggi politici ha elaborato studi strategici seguendo la 2a Intifada, i conflitti in Afghanistan, Iraq e nel nord Africa fino alla recente crisi libica e siriana.

 

Nella XIV e XV legislatura è stato consulente a contratto per parlamentari di maggioranza e opposizione relativamente alla comunicazione istituzionale ed alla sicurezza strategica del paese. Per il 220° anniversario della Costituzione della Repubblica Polacca è stato insignito della medaglia d’onore C.E.J..

 

Bibliografia

  • “Cosa succede al Ministro dell’Interno” - Il Mondo, 1995
  • “La Polizia di Stato nelle Missioni di Pace” – Regioni e Comunità Locali, 2001
  • “L’operatore di Polizia come mediatore socio-culturale nella società multietnica” - Instrumenta, 2004
  • “Peacekeeping e Forze di Polizia”- Amministrazione Pubblica, 2004
  • “L’attività procedimentale dell’Area Accasermamento Arma Carabinieri del Ministero dell’Interno” - Regioni e Comunità Locali, 2004
  • “Europol - la soluzione dell’Unione Europea alla cooperazione tra forze di Polizia e il suo ruolo nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia” - Regioni e comunità locali, 2004
  • “Peacekeeping e stress” - The Boopen Editore, 2008
  • “Sicurezza e immigrazione” - The Boopen Editore, 2009
  • “No Crime” - The Boopen Editore, 2010
  • “Grammatica della pace II” - The Boopen Editore, 2011
  • “Animale Sociale e Homo Homini Lupus” – Collana Crisu, Milano 2011
  • “DUAL USE - Oltre il peacekeeping” – Photocity Edizioni, Novembre 2014
  • “GLOBAL RISKS REPORT 2016/2017” – Photocity Edizioni, 2016
  • “ROTTA MEDITERRANEA - Immigrazione e Sicurezza” – Photocity Edizioni, 2017

Self Portrait

Nel mio mondo si ha l’abitudine, o meglio la necessità, di osservare ogni cosa, si osserva il via vai della gente se ne studiano gli sguardi, le inflessioni dialettali, i gesti, gli abiti, le scarpe se ne ascoltano i dialoghi ed i silenzi.

Si cerca di rubare, da questa umanità in movimento, frammenti di informazioni per capire in fretta quale realtà dovremo condividere e assecondare.

Il lavoro mi ha spesso portato in paesi lontani, paesi dai mille colori ridotti al bianco e nero dal fanatismo politico e religioso.

Paesi dove le città non sono più vere città, ma un insieme di quartieri in lotta tra loro con usi e leggi diversi , si può perdere la testa nel comprenderne i limiti, oppure capire le ragioni di tutti e di ciascuno con la sana insoddisfazione di chi pensa sempre che si può fare di più.

Vivere questa realtà non è proprio un’attività geometrica, ma una continua condizione dialettica del potere, dove tutto dipende dalle alleanze orizzontali e dalle variabili che si innestano secondo gli eventi, così da produrre altrettante variabili di maggioranza e minoranza sempre temporanee.

La stabilità di una società così articolata certo non può reggersi sulla rigidità politica, quanto sulla crescita culturale condivisa fra tutte le etnie presenti sulla scena.

Riportare stabilmente la pace in un’area di crisi ha senso solo se a partita finita non ci sono perdenti.

Mio padre era del 1916, è stato militare per 7 anni e come tutti i ragazzi della sua età ha speso qualche anno di vita per una guerra sbagliata, ma con l’idea di un futuro fatto solo di pace, molti miei parenti hanno avuto lo stesso destino.

Sono cresciuto in un contesto che quotidianamente ripudiava la violenza, a chi dunque dovrei appartenere se non alla pace?

Ma appartenere alla pace non è esattamente come dare la caccia ai terroristi tra i monti afgani oppure tra i vicoli di Gaza e Bagdad, con questo non voglio dire che basterebbe gettare via le armi per far diventare il mondo un luogo fantastico, spesso le armi sono necessarie, ma non sono la sola soluzione.

Portare la pace significa soprattutto lottare culturalmente per estinguere l’oppressione di un popolo sull’altro, dell’uomo sulla donna, per cancellare il nuovo colonialismo economico.

Pace non è solo il contrario di guerra, pace è di più, pace è quando tra ogni singolo essere umano regna la giustizia.

Nel mio mondo, maltrattare la vita significa rendere eretico l’amore.

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